Un giro da turisti e si arriva alla frontiera, un fiume di persone in entrata, strane fogge, di tutto un pó, un aeroporto sul mare che taglia la strada, non si vede da quasi nessuna parte lo stile Vittoriano, tipico delle colonie, si vedono invece costruzioni ammucchiate, senza stile, cemento armato ovunque, che triste risultato.
E la rocca di Gibilterra merita davvero una visita, un’enorme caverna, stalattiti e stalagmiti imponenti, adibita a teatro, ha un forte impatto. si viaggia in cresta, lato est vento impetuoso e mare spumeggiante, lato ovest, navi e ancora navi.
Le Colonne d’Ercole, sono alte 426 metri, lunghe 5.000 metri, larghe 1.500 metri, postazioni militari ovunque. Ecco le gallerie, sono state scavati ben 48 km di gallerie, incredibile, vivevano all’interno della montagna come topi, assediati dall’universo, armati fino ai denti, cannoni, cannoni e cannoni.
Il ns. Mediterraneo ci ha portato qui, cullati, sbattuti, schiaffeggiati, sempre con distanze relative ma ora è tempo di andare a vedere l’ Oceano, il nulla davanti, si deve navigare, sperare nel vento,non troppo forte e non troppo debole, nelle onde, idem, non proprio ignoto ma quasi.
Ed ecco il momento fatidico della partenza, 01.10. 2016, data da ricordare!
E’ arrivato Gian Carlo, rifornimento alla Marina Inglese e via, si lascia Punta del Carnero sulla dx, la visibilità é molto limitata, foschia diffusa, si intravedono colonne di navi mastodontiche che attraversano lo stretto, sono incolonnate e devono rispettare una corsia marcata sulle mappe. Leggero vento da est che raggiunge i 15 nodi, si lasca la randa e si apre il genoa, subito tangonato, é uno spettacolo.
Il diario di bordo, tenuto dall’armatore, racconta: “Siamo a farfalla, proviamo a dare 10/15 gradi a dx e a sx e le vele portano egregiamente, non sbattono mai, il boma é ritenuto dalla scotta del jennaker rimandata sulla bitta di mezzana. Il vento rinforza un poco e senza accorgerci superiamo i nove nodi, nove e sei per l’esattezza. Rotta 228 su Tangeri, troviamo qualche pescatore nel mezzo dello stretto, barche piccole in legno. Vediamo a dritta dei grossi pesci scuri che sembrano delfini ma non lo sono, sono Globicefali, bellissimi, la testa é come una grande sfera, scura, lucida e sono talmente vicini che pensavo di toccarli col bulbo. Agganciamo un pesce che si slama subito, pazienza. Ecco Tangeri, sul vhf non rispondono, ci inoltriamo circospetti nel porto, vediamo due uomini in tuta che ci fanno segno di entrare e metterci su un molo di cemento non attrezzato. Il porto é un macello, di tutto un po. Gli uomini sono gentilissimi, il primo si offre e va a comperare la bandiera di cortesia Marocchina perché obbligatoria. Vogliamo almeno vedere la cittá, troviamo un taxi e via alla scoperta del nord Africa. La città nuova potrebbe essere una città Europea, pulita, molta gente per le strade, traffico, se non fosse per le donne con il velo sulla testa. Ci porta a Capo Espartel, a est, dove vi è la divisione tra il Mediterraneo e l’Atlantico, grande faro, turisti, pulito, tramonto appena passato ma bello. Rientriamo passando dalla cittá vecchia dove si vede il classico mercatino, in terra, tipico.
Ed ora? Andiamo a vedere questo Oceano….